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Definita proprio da Unamuno come la sua opera più tragica, con una nuova traduzione di Sara Papini e un prologo dell’autore, questa nivola breve e intensa crea un personaggio schiavizzato dalla invidia e il rancore e reinterpreta la storia biblica di Caino e Abele.
19,00 €
«Abel Sánchez e Joaquín Monegro non ricordavano il momento in cui si erano conosciuti. Si frequentavano dalla culla, da prima ancora dell’infanzia, poiché già le loro balie si incontravano e li facevano incontrare quando nemmeno sapevano parlare. Ognuno di loro imparò a conoscere se stesso conoscendo l’altro. Così vissero e insieme divennero amici quasi dalla nascita o, meglio, fratelli di latte».
La semente dell’invidia che Joaquín sente verso Abel si pianta da piccoli, dal buon rapporto di Abel con i suoi compagni e professori, che Joaquín intende come immeritato e ingiusto, e dalla comparazione con se stesso in maniera ossessiva. Quando sono giovani, Abel sposa Helena, cugina di Joaquín della quale afferma essere innamorato, e questo fatto serve da pretesto per dedicare tutta la sua vita all’odio e alla gelosia. Definita dall’autore come la sua opera più tragica, Unamuno rivisita il mito biblico di Caino e Abele.
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